[Stml9] 8.02 - Nurrell -
Monica Miodini
hannadegliiapigi a hotmail.it
Ven 6 Apr 2018 21:33:20 CEST
Bellissimo brano, bravo !
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Ten. Con. Luz Fuentes
Ufficiale Medico Capo
USS Pytheas
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Sent: Friday, April 6, 2018 6:32:48 PM
To: USS Pytheas
Subject: [Stml9] 8.02 - Nurrell -
Ciao,
ecco il mio brano.
Visto che il mio personaggio non ha auto ancora un imbarco ufficiale
l'ho impostato come tale. Vi piace?
Terra cimitero della Flotta stellare 23/12/2392 ore 15.25
Era una bellissima giornata. Troppo bella.
Il sole leggermente al tramonto irradiava con raggi d’orati che, riflessi
sul prato finemente rasati, risalavano il color verde dell’erba. Un misto
tra oro e verde intenso regalavano una pace e tranquillità assoluta. I
finimenti di marmo bianco contornavano il tutto dando una forte sensazione
di ordine e equilibrio. L’aria era fresca ma riscaldata dai primi raggi
primaverili faceva venire a chiunque una grandissima voglia di stare
all’aperto e godersi tutto ciò.
Alexandros era all’ombra di un albero ma non riusciva a trovare la pace.
Come avrebbe potuto?
L’ufficiale guardava deciso davanti a sé tenendo gli occhi fissi sul gruppo
di persone a circa una trentina di metri. Erano tutti in un semicerchio
davanti ad una struttura in marmo bianco. Parlavano a bassa voce e ogni
tanto Alexandros sentiva dei singhiozzi o pianti.
Era un giorno troppo bello per essere ad un funerale. Certo a lei sarebbe
piaciuto, era una ragazza molto solare e attiva. Avrebbe percorso quel
bellissimo prato come avrebbe fatto un bambino urlando e esultando di gioia
felice di poter vivere quel momento.
Ma lei non c’era più. E non poteva più godersi quell’istante. La SUA Mary
era morta e nessuno poteva riportagliela indietro.
Forse come omaggio alla sua vitalità qualche Dio o divinità, mosso a pietà,
le aveva regalato una giornata così bella come ultimo saluto. Ma Nurrell
scacciò rapidamente quel pensiero dalla testa. L’aveva fatto non perché non
era credente ma per potersi aggrappare al dolore lanciante e avere un
ultimo legame con lei.
“Perché non sei con loro?” Chiese una voce.
Alexandros non si voltò, riconoscendo la voce, si limitò a dire:”Come
posso andare da sua madre e dirle che Mary Sanders è morta.”
L’ammiraglio Gullard avanzò di qualche passo e, guardando il tenente
Nurrel, disse:”E’ morta facendo il suo dovere.”
“Maledetta Federazione e Flotta Stellare… .” Nurrell sfogò tutta la sua
rabbia colpendo con il pugno destro un albero vicino. L’impatto fu potente
ma avere la peggio fu la mano dell’ufficiale.
L’ammiraglio Gullard fece alcuni passi verso il figlio adottivo, prese la
sua mano e disse:”Tu non incolpi la Federazione o la Flotta ma incolpi te
stesso.”
“Ma… .” provo a dire Alexandros ma Gullard fu più veloce:” Basta guardarti.”
Quelle parole così dolci bloccarono il giovane. L’ammiraglio sorrise e
riprese a parlare:”La tua uniforme è perfetta, come appena stirata. Il
badge è perfettamente posizionato come i gradi. Saresti un ufficiale
perfetto per una parata.” Fece una breve pausa poi riprese a parlare:”Poi
c’è il tuo aspetto, hai i capelli spettinati in malo modo e la barba da
fare.”
Alexandros capì cosa intendeva dire suo padre adottivo ma lasciò che lui
confermasse il tutto a parole:”E’ chiaro che non incolpi la Flotta anzi non
smetterai mai di amare la Federazione. Tu ti incolpi per la sua morte.”
“E’ morta fra le mie braccia.” Quella specie di confessione diede uno
strano sollievo nel giovane.
“Non potevi farci nulla.” L’ammiraglio prese sotto braccio il figlio
adottivo portandolo verso il gruppo:”Ho letto il rapporto… siete stati
tutti e due molto bravi.”
Nurell non disse nulla.
“Andiamo a sua madre dire quanto Mary era importante per te.” Detto ciò
Gullard accompagnò Alexandros verso il gruppo.
USS Curie – Armeria 23/03/2398 Ore 21.00 - DS 75224.32
Il risveglio fu terribile.
Attorno a lui era il buio totale ma Alexandros non ci fece nemmeno caso. Il
sogno che aveva fatto era devastante al pensiero che tutto ciò che aveva
sognato non era un illusione creata dalla sua mente ma fatti accaduti tre
anni fa lo fecero stare male. Il dolore per la perdita di Sanders riaffiorò
facendolo soffrire terribilmente. Aveva perso la sua amata e la sua unica
ragione di vita. Aveva un vuoto incolmabile che nemmeno il suo padre
adottivo, l’ammiraglio Jeffrey Gullard era riuscito a colmare. In quella
totale disperazione decise che era giunto il momento di cambiare vita e,
pur non volendo abbandonare l’amata Flotta Stellare, si propose per il
progetto di esplorazione del quadrante delta.
Respirò fortemente nel vano tentativo di riprendere la calma. Posò la mano
sul comunicatore e il duro metallo del distintivo della flotta gli diede
forza: era il momento di compiere il suo dovere.
Si guardò attorno cercando di cacciare via i suoi sentimenti e intuì di
essere coricato per terra nell’armeria. Non sapeva com’era arrivato o cosa
stava succedendo. Sentiva il freddo metallo del pavimento intorpidirgli le
membra e natiche. Rimase alcuni interminabili istanti a contemplare il
locale avvolto nel buio semitotale poi vide che c’era un corpo accanto a
lui: il marinaio Barris.
Temendo il peggio per il sottoposto e, non volendo perdere un marinaio
nello stesso giorno in cui il sub coscio gli aveva ricordato la morte di
Sanders, si alzò di scatto per valutare le condizioni di Barris.
La sua volontà fu più veloce del suo corpo e il brusco movimento gli fece
perdere l’equilibrio e per poco non cadde sul subordinato. Si rimise in
piedi, avanzò di qualche passo e, con mano tremante, mise due dita sulla
giugulare del marinaio.
Respirava ancora.
Il sollievo avvolse il comandante e gli tirò sul il morale. Con delicatezza
afferrò Barris e lo mise contro un paratia. Messo al sicuro il sottoposto,
decise che era il momento di analizzare la situazione: tutte le consolle
erano spente come se la nave fosse stata semplicemente disattivata.
Persino i siluri, armi micidiali in grado di vaporizzare intere città in
pochi istanti, apparivano spenti inerti e tranquilli.
Provò a contattare la plancia col comunicatore ma non ricevette nessuna
risposta.
Poi una consolle si attivò d’improvviso e Nurrell, incuriosito, si avvicinò.
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