[Stml9] Proposta di ripartenza

Enizia Gishna cap.eniziagishna a gmail.com
Ven 16 Mar 2018 14:00:20 CET


Buongiorno a tutti,



scusate se entro a gamba tesa in discorsi già in atto… non ho fisicamente
il tempo di riaggiornarmi leggendo tutto il pregresso. Mi scuso ancora se
dirò qualcosa di già detto e proporrò magari qualcosa di già pensato e/
scartato e mi scuso di nuovo… e di nuovo ancora… ma è così che va ogni
tanto.
La vita a volte è un c@@@a totale.
Sono ricomparsa in via, mi spiace per voi, definitiva.

NON posso, vorrei ma davvero questo non è il luogo adeguato perché internet
non è sicuro, dirvi tutto quello che mi è successo e che mi ha tenuto
lontana forzatamente da sfi.

Diciamo che in soldoni, a parte il lavoro che è stato un Everest in questo
periodo, c’è stata una botta emotiva non indifferente che mi ha spezzato le
gambe.
Ne ho passate molte nella mia vita, credetemi se dico che questa era… forse
perché inaspettata… davvero troppo anche per me che sono stata nominata (da
amici e conoscenti) un emblema vivente di =resilienza=… stavolta ho
rischiato di non reggere proprio.

Tutt’ora se dormo 3 ore a notte è grasso che cola. Magari sarà la volta
buona che, dato che pure mangio pochino, riuscirò a perdere qualche etto.


In ogni caso … non ho mai smesso di pensare a noi.
Forse sapete, o non sapete, ma da ora sì… che questa “nave” questa
simulazione fu in origine un mio progetto nato da un parto folle mio e dove
Elena mi seguì non ho mai capito se per amicizia personale o se per follia
pure lei.

Il risultato poteva essere buono o meno buono… sicuramente si è rivelato
difficile.


Per non distruggere il progetto e non smembrare tutto… ho pensato ad una
cosa un po’ particolare… ci ho riflettuto… e qui a seguire vedete quello
che è il frutto del mio pensiero.



IDEA:
Siamo in un quadrante inesplorato per buona parte (solo le vicinanze della
rotta della voyager lo erano). Chi c’è nel quadrante che può prendere due
navi della Flotta Stellare e mischiarle fino a fonderle?
Se è fatto con una logica (e lo è dato che dovremo PIAN PIANO scoprire che
il risultato è una nave:
- nuova
- diversa
- mai vista prima
- funzionante in qualche suo modo speciale
Allora chi ha la tecnologia per farlo?

SCOPO DELL’IDEA:
Buttare via un po’ di PNG, di schifezze che appesantiscono la narrazione,
rendere più fruibile e facile il tutto… e nel contempo conservare il gruppo
che si è formato non cancellando il progetto Pytheas ma reinventandolo!

DETTAGLI:
E’ andato tutto bene? Sicuramente no… sennò come faremmo a liberarci dei
PNG?

Avete presente “Philadelphia experiment”? (il film)

http://images.radiotimes.com/remote/images.atlas.metabroadcast.com/pressassociation.com/webANXphilexp2.jpg?quality=60&mode=crop&width=700&height=422



https://cover.box3.net/newsimg/dvdmov/max1358450178-frontback-cover.jpg



Ecco.

Le domande da porsi sono:
- CHI?
- COME?
- PERCHE’?
- COME stiamo in piedi? COME funziona tutto?
- COSA c’è di nuovo a bordo?
- C’E’ anche qualche nuovo ‘CHI’ ?????

COME SVILUPPARLO?
Un po’ alla volta. Iniziamo con una narrazione breve (un giro solo? Un
brano a testa?) dove ognuno mette il suo e chiusura finale in cui scegliamo
il nome della nuova nave.
Perché non ha senso né USS Curie né USS Baffin.
IO farei finire che i due CO… e uno dei due accetterà di fare l’FO di
questa nuova nave… decidono di chiamarla proprio USS Pytheas.
E dato che abbiamo una classe Prometeo, ed una classe Sovrano…. Perché non
la chiamiamo con qualcosa che richiami entrambi?
Classe:
a) Tartar
b) Godfire
c) Fireking
d) …???

E qui c’è la PRIMA PARTE di come vedo io l’inizio di questa rinascita (DA
COMPLETARE)

PS. C’è già una bozza della nave fatta dal grafico ufficiale di SFI
STO CERCANDO di capire come farla vedere a tutti… perché non so se passano
immagini e non ho dove caricarla. Se non sul mio profilo FB (cosa che farò
al caso da casa ).



Fatemi sapere se può andarvi bene come “reboot”.













[x.00] Fusione bollente nello spazio gelido



Il silenzio.

Il silenzio fu la prima cosa che colpì le orecchie del Capitano. Non c’era
mai quel silenzio su una nave stellare. C’era il basso ronzio, la
vibrazione costante che si trasferiva a tutta la nave quando i motori erano
attivi. C’era il personale che muovendosi creava il costante rumore della
vita che si sviluppava e si scioglieva nella quotidianità.

Ma ore c’era solo silenzio.

Non riusciva ad aprire gli occhi. Non riusciva a muovere nessun muscolo del
corpo. Nemmeno il riflesso quasi istintivo di orientamento delle antenne
che avevano le radici sulla parte alta della fronte sembrava essere attivo.

Non percepiva il proprio corpo.

Si sentiva una bambola priva di ogni volontà, ma dotata di vita di
coscienza e forse di un’anima.

Poi il buio.

Buio dietro le palpebre serrate. Erano davvero serrate o non vedeva più? Un
altro senso perso? Non riusciva a sentire né governare nemmeno le proprie
palpebre e quindi non era nemmeno certa di essere ancora dotata della vista.

Si sentiva vittima di una torturante deprivazione sensoriale.

L’ansia iniziò a salire dentro di lei e con essa la rabbia. Quella sorda
rabbia andoriana che aveva imparato lentamente a incanalare e governare.
Quella rabbia emotiva che non era mai stata in grado di cancellare del
tutto e ogni tanto ricompariva nei momenti meno opportuni.

Saliva in ondate, una appresso all’altra.

Una mareggiata che di li a poco avrebbe travolto quel poco che restava del
suo autocontrollo.

Tentò di concentrarsi sul proprio respiro. Sì, quello le riusciva. Riusciva
 respirare liberamente… quindi non era del tutto persa la speranza.

Iniziò a contare lentamente cercando di imporre un ritmo all’afflusso
dell’aria nei suoi polmoni. Ogni fibra della sua volontà si concentrò su
quello.

Inspirare… uno… due… tre… dannazione quasi quattro. Espirare… uno… due…
tre… quattro.

Sì!!!

La gioia le esplose nella mente prima che nel petto. Ci era riuscita. Era
riuscita a controllare seppur di poco l’espirazione.

Avanti così.

Ancora silenzio.

Ancora buio.

Improvvisamente, come se fosse tutto assolutamente come una qualunque
inizio turno di un qualsiasi giorno, fu luce.

Le palpebre si mossero e fremettero lasciando filtrare una sottile lama di
puro candore che le colpì la retina violentemente. Aveva anelato talmente
tanto a vedere, che si stupì lei stessa della violenza con cui le serrò
nuovamente a difendesi da quel chiarore violento in quanto improvviso.

Ci riprovò lentamente, con un nuovo riacquisito livello di controllo… e si
trovò a fissare il soffitto della… della plancia sì.

Spostando solo lo sguardo per quel poco le fosse consentito, si rese conto
di essere in plancia.

Distesa a terra.

Stranamente le venne in mente un aneddoto che le era stato raccontato dal
fratello tanti anni prima, un aneddoto su un uomo che si era steso a terra
non ricordava dove per guardare un opera d’arte dipinta su un soffitto
finendo calpestato dalla ressa in fuga per un qualche motivo che egualmente
non ricordava.

Poi arrivò il calore.

Nel momento in cui iniziò a percepirlo si rese anche conto di quanto fosse
intenso. Molto oltre quello che la sua fisiologia potesse sopportare. Non
pensava di aver mai sentito un tale disturbante senso di asfissia da aria
calda.

Quello che aveva vissuto con gioia, il recupero dei suoi sensi,
improvvisamente le sembrò avere un’attrattiva alquanto miserevole.
Cominciava a sospettare che quando sarebbe stata in grado di muoversi, non
sarebbe stata né felice né lieta.

Sentiva la schiena vicina al punto di ustione. Niente le faceva credere che
non fosse giù ustionata. In fondo in quanto andoriana la resistenza al
calore eccessivo non era sicuramente tra le sue doti innate.

Quando il fastidio iniziò ad avvicinarsi pericolosamente al dolore comprese
che avrebbe potuto affrontare qualunque cosa e qualunque orrore … ma doveva
alzarsi in piedi prima di impazzire.

Forse era il momento giusto in quel naturale e graduale riacquisire delle
sue funzionalità o forse il totale desiderio che era diventato una
necessità fisica impellente le aveva generato una scarica di adrenalina
tale da riuscire a prendere anticipatamente il controllo… in ogni caso… si
ritrovò in piedi.



Attorno a lei, chi disteso a terra, chi accasciato su una consolle, gli
ufficiali di plancia erano a livelli diversi di quello stesso percorso che
lei aveva appena sperimentato.

Qualcuno con gli occhi aperti, fissi, ma incapacitato a muoversi.

Qualcuno ancora ad occhi chiusi, probabilmente preda dell’ansia come era
stata lei.

Qualcun altro con la rabbia feroce nello sguardo, l’uniforme intrisa di
sudore fino a scurirla.



Riuscì ad avvicinarsi, seppur con la fatica di un corpo anchilosato e
dolorante per lo sforzo di rimettere in moto muscoli e articolazioni, alla
propria poltrona dove si lasciò cadere.


=^= A tutti i ponti. Qui il Capitano Enizia, rapporto immediato. =^=



Silenzio.
Ancora quel dannato enorme avvolgente ed annichilente silenzio. Lei che
aveva amato i silenzi delle gelide distese di Andoria, cominciava ad odiare
quel silenzio.



=^= Capitano Enizia a USS Curie. Mi ricevete? =^=

Silenzio.

=^= Capitano Enizia a Capitano Suri, mi riceve? =^=











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Capitano Enizia Gishna
Ufficiale Comandante
USS Baffin
Progetto Pythaes - Delta Quadrant
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Martina mail: Cap.EniziaGishna.com <http://cap.eniziagishna.com/>
       Skype: martina_fvg
       Jabber: Cap.EniziaGishna
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