[Stml11] [10.03 – Margret – Nuovi indizi]
Maddalena
bryn.lwellelyn a gmail.com
Lun 15 Apr 2019 10:26:35 CEST
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Il 12/04/2019 18:33, Maddalena ha scritto:
> Scusate il ritardo.
>
> -----------------
>
> *USS Tokugawa – Ufficio primo ufficiale – 6 aprile 2399, ore 8.12*
>
> Era quasi assurdo sperare di trovare qualcosa in quel groviglio
> informe di dati, questo fu il primo pensiero di Margret quando posò
> gli occhi sul display.
>
> Era quasi sconcertante pensare quante navi potessero transitare avanti
> e indietro in un sistema in settantadue ore. A prima vista sembravano
> avere tutti ottimi motivi, o quantomeno motivi leciti, per essere lì.
> Navi commerciali, trasporti civili, navi private oltre naturalmente
> alle cinque navi della flotta intervenute alla cerimonia. Un totale
> decisamente troppo alto che, se non fosse riuscita a scremare in
> qualche modo, le sarebbe toccato controllare di fino, uno alla volta.
>
> Come da istruzioni, la sua squadra aveva iniziato il proprio laborioso
> compito di controllo dei movimenti nel sistema. C’erano volute tre ore
> anche solo per rintracciare tutte le navi e associarle alle rispettive
> tracce di curvatura, almeno quelle ancora rilevabili. Per il resto si
> erano dovuti affidare ai registri di transito. Il che significava
> naturalmente che se qualcuno, anche solo il giorno prima, si fosse
> fatto un viaggetto nel sistema senza fornire un piano di volo ed
> eludendo le rilevazioni, c’erano scarsissime probabilità che loro
> venissero a saperlo.
>
> Considerando che quelli erano esattamente i veicoli ad avere più
> chance di essere coinvolti, l’intera faccenda aveva un che di deprimente.
>
> La donna sospirò e si appoggiò allo schienale dalla poltroncina,
> chiudendo gli occhi per qualche istante. La sua squadra stava
> lavorando egregiamente, come sempre, ma non pareva che si stesse
> arrivando a nessun risultato davvero conclusivo.
>
> Il problema, tanto per nominarne uno, è che non avevano idea di cosa
> cercare. Chiunque avesse piazzato l’ordigno avrebbe potuto arrivare
> con una nave qualunque ed essere in attesa del primo trasporto per
> defilarsi.
>
> Dopo l’attentato, era stato imposto un blocco su tutte le partenze,
> che tuttavia non sarebbe potuto durare per sempre. Il loro ipotetico
> terrorista forse aveva fatto il suo lavoro e se n’era andato ancor
> prima dell’esplosione, oppure avrebbe potuto essere ancora sul pianeta
> o su qualcuna delle navi presenti in orbita.
>
> Margret si raddrizzò e premette il comunicatore.
>
> “Margret a Mouri.”
>
> =^= Qui Mouri. Dica, comandante. =^=
>
> “Vorrei sapere se avete già condotto qualche analisi sulla fonte
> dell’esplosione.”
>
> =^= Ci stiamo ancora lavorando. Perché? =^=
>
> “C’è qualcosa che potrebbe aiutarmi a restringere il campo delle
> ricerche, ma non so se sia possibile scoprirlo a posteriori.”
>
> Ci fu un istante di pausa, quasi il rumore di una scrollata di spalle
> un po’ perplessa dall’altra parte della linea.
>
> =^= Abbiamo condotto alcune analisi preliminari. Dipende da quello che
> vuole sapere. =^=
>
> “Per il momento mi basta. Ma preferisco non parlarne via interfono. La
> raggiungo.”
>
> =^= Ricevuto. =^=
>
> La comunicazione si chiuse. Margret si alzò e uscì dall’ufficio.
>
> *USS Tokugawa – Laboratori scientifici – 6 aprile 2399, ore 8.25*
>
> **
>
> “Quello che mi interessa sapere è se avete identificato l’ordigno
> usato nell’attentato.”
>
> Il laboratorio in cui Mouri e la sua squadra stavano lavorando, dava
> l’idea che ci fosse stata una seconda esplosione. Il che, considerando
> quanto poco si fosse ritrovato suo luogo dell’attentato, era
> sbalorditivo. In teoria il loro lavoro avrebbe dovuto consistere per
> la maggior parte nell’analisi delle tracce energetiche residue, dato
> che la causa fisica dell’esplosione non era stata ritrovata, per cui
> Margret non vedeva per quale motivo quel posto dovesse sembrare a sua
> volta il luogo di un disastro di qualche genere. Probabilmente, pensò,
> Mouri aveva portato a bordo tutto quello che potenzialmente avrebbe
> potuto mostrare qualche traccia energetica residua e su cui aveva
> potuto mettere le mani.
>
> A quanto pareva, era parecchio.
>
> “Non esattamente, no,” rispose l’ufficiale scientifico, scavalcando
> una pila di quelli che sembravano rottami. “Anche se ci siamo fatti
> un’idea di come hanno fatto ad ottenere un effetto così distruttivo.”
>
> “Ah sì?”
>
> “Beh, non è facile. Una semplice bomba ha un raggio d’azione limitato,
> a meno che non se ne usi una davvero potente. Ma in quel caso avrebbe
> spazzato via mezza città. No, chiunque sia stato, voleva ottenere un
> risultato altamente distruttivo ma localizzato.”
>
> “E lei si è fatto un’idea di come avrebbero fatto?”
>
> Mouri annuì e premette qualche comando su uno dei display a parete.
>
> “Sono stati intelligenti, davvero. Hanno sfruttato una peculiarità dei
> condotti EPS in quella zona, che sono isolati da quelle delle zone
> limitrofe. Normalmente, in una città di queste dimensioni, i condotti
> energetici delle varie sezioni sono interconnessi, ma non qui.”
>
> “E per quale motivo?”
>
> “Ad essere sincero, non lo so.” L’uomo aggrottò le sopracciglia. “Ho
> fatto delle ricerche e sembra che in passato ci siano stati dei
> problemi strutturali di qualche tipo che hanno portato a questa
> scelta. Nella questione sono entrate anche varie strumentalizzazioni
> politiche dell’epoca che hanno reso tutta la faccenda inutilmente
> complicata e…”
>
> “Va bene, ha reso l’idea.”
>
> “In ogni caso, chiunque sia il responsabile, ha minato uno dei
> condotti. L’esplosione si è diffusa a tutta la rete in pochissimo
> tempo, ma è rimasta circoscritta ad un solo distretto.”
>
> Margret inclinò leggermente la testa, le antenne che si piegavano in
> avanti, come in riflessione.
>
> “Ma non ha senso.”
>
> “No, infatti. Non sembra che si siano preoccupati di nuocere alla
> popolazione, per cui perché fare in modo di circoscrivere l’esplosione?”
>
> “Già, proprio così.”
>
> Per un attimo tra i due cadde un silenzio contemplativo, poi Mouri
> riprese.
>
> “Cosa voleva sapere di preciso?”
>
> La donna agitò una mano, come a scacciare un’idea. “Se l’esplosione
> avrebbe potuto essere stata attivata a grande distanza o con un timer.
> Ma immagino che non sia possibile…”
>
> “Oh, no. L’attentatore doveva essere nelle vicinanze, in quel
> momento,” asserì l’uomo con assoluta sicurezza.
>
> Margret parve stupita per un momento. “Ne è sicuro?”
>
> “Certo. Vicino a quei condotti c’è troppa interferenza. Un segnale da
> lunga distanza sarebbe stato bloccato. E un timer avrebbe potuto
> essere danneggiato dai campi magnetici. No, l’attivazione deve essere
> stata diretta e da breve distanza. Perché voleva saperlo?£
>
> “Perché questo significa che il nostro attentatore è morto. Oppure si
> trova ancora sul pianeta.”
>
> *USS Tokugawa – Ufficio del capitano – 6 aprile 2399, ore 9.03*
>
> **
>
> =^= Hesse a Margret. =^=
>
> “Qui Margret.”
>
> =^= Puoi raggiungermi in ufficio?” =^=
>
> “Arrivo subito.”
>
> Quando la voce di Hesse la invitò ad entrare, Margret capì subito che
> c’erano brutte notizie in arrivo. Conosceva abbastanza bene il suo
> capitano da saper interpretare il suo tono preoccupato. Tuttavia, non
> disse nulla. Si limitò a sedersi nella poltroncina di fronte alla
> scrivania e ad attendere.
>
> Non durò a lungo.
>
> “Una notizia buona e una cattiva. Quale vuoi per prima?”
>
> “La buona.”
>
> “Hanno ritrovato Durston.”
>
> Margret aggrottò leggermente le sopracciglia, sentendosi vagamente
> colpevole. “E chi sarebbe?”
>
> Hesse le gettò un’occhiataccia. “Il primo ufficiale della Sengoku,
> disperso nell’attentato.”
>
> “Sta bene?”
>
> “Non direi. E’ in condizioni critiche, ma almeno è vivo.”
>
> “Ne sono contenta.” Ed era vero, benché non si ricordasse affatto di
> quel tizio. “E la cattiva?”
>
> “Hanno rivendicato l’attentato.”
>
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