[Stml17] [05.03 - Ghraan - L'avverso svolgersi degli eventi]
Silvia Brunati
sbrunati a gmail.com
Gio 10 Nov 2016 13:40:21 CET
Ah beh.... Se sono arrivati gli dei siamo a posto! :)
Bello
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Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano
occupati. Bertolt Brecht
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Il giorno 10 novembre 2016 13:14, Maddalena <vampitrill a gmail.com> ha
scritto:
> Ce l'ho fatta, infine. E' breve, ma spero piaccia lo stesso.
>
> ---------------------------------------------------------
>
> *USS Hope - Plancia - 8 Aprile 2395 - Ore 18:59*
>
>
>
> Entrare in plancia fu come entrare in aula nell'esatto momento della
> lettura dei giudizi semestrali di volo. Facce affrante, qualcuno quasi
> sotto shock, l'espressione di chi è stato messo infine di fronte alla dura
> realtà e vede crollare il proprio piccolo e sicuro mondo di illusioni. In
> generale, l'atmosfera era quella di un funerale particolarmente triste.
>
> Normalmente a Ferris in quelle situazioni veniva sempre un po' da ridere.
> Per quanto potesse contare per loro, un giudizio di volo restava pur sempre
> soltanto un esame accademico. Si trattava di quella disperazione un po'
> comica che passa dopo una bevuta con una bella ragazza o la chiacchierata
> con un amico.
>
> Questa volta, però, tutto era diverso. Non era certo questo che la Lennox
> doveva avere in mente quando li aveva spediti laggiù.
>
> Mentre rimuginava cupamente sull'avverso svolgersi degli eventi che li
> aveva improvvisamente catapultati in quella situazione, Ferris prese posto
> nella poltrona centrale. Sentiva tutti gli occhi su di sè perchè, questo lo
> sapeva, pur essendo circondato dai suoi compagni, in quel momento era solo
> come lo sarebbe stato in futuro quando il grado che portava se lo fosse
> guadagnato sul campo.
>
> L'equipaggio poteva fornire consigli, pareri, punti di vista, persino
> informazioni a lui del tutto sconosciute. Andavano ascoltati. Ma, in fin
> dei conti, era lui a dover decidere. E sarebbe sempre stato così. Per
> questo aveva rifiutato di fare la cosa più ovvia, avvertire Strauss e
> scaricare il problema su di lui. Quello e il fatto che, se alla fine per
> salvare tutte le loro coscienze avesse preso la decisione di intervenire,
> lui l'avrebbe sicuramente fermato.
>
> Xyr era seduta accanto a lui, nella poltrona del primo ufficiale. Non
> tossicchiò, non disse nulla. Tutti si limitarono ad aspettare il suo ordine
> di levare le tende in un silenzio quasi doloroso. Quello o l'ordine di
> cercare un modo di salvare i due pianeti.
>
> Passò un minuto, poi finalmente Ferris aprì bocca, prese fiato e... venne
> interrotto dall'ingresso in plancia di Strauss.
>
> Tutte le teste si voltarono nella sua direzione e per un attimo lo stesso
> capitano parve stupito di trovarsi al centro di tanta attenzione. Battè le
> palpebre come se non si capacitasse di una tale reazione, poi sorrise e
> fece qualche passo avanti.
>
>
>
> "Permesso di entrare in plancia?" chiese allegramente.
>
> "Accordato..." rispose cautamente Ferris. "Cosa posso fare per lei...?"
>
> "Oh, mi annoiavo giù al bar. Sono venuto a dare un'occhiata. Ma fate pure
> come se non ci fossi."
>
>
>
> Strauss scosse le mani in aria e prese a passeggiare con calma intorno
> alla plancia.
>
> Ignorarlo non era affatto facile. Era un po' come la proverbiale giraffa
> apparsa improvvisamente in salotto. Nessuno riusciva a staccargli gli occhi
> di dosso e, in qualche modo, tutti si sentivano un po' colpevoli, come
> bambini sorpresi con le mani nella marmellata.
>
> In ogni caso Ferris doveva dare l'ordine. Aprì di nuova la bocca e...
>
>
>
> "Si può sentire il messaggio di quella gente?" domandò Strauss in tono
> svagato. Poi alzò le mani, rendendosi conto di aver appena interrotto
> Bueller. "Oh, scusate. Come dicevo, fate come se non ci fossi... però se
> mentre non ci sono si potesse ascoltare quel messaggio..."
>
>
>
> *USS Hope - Infermeria - 8 Aprile 2395 - Ore 19:07*
>
>
>
> "Ne sei davvero convinto? Davvero?"
>
> "Non vedo che altre possibilità ci siano. E credevo fossi tu quella che
> rispetta sempre le regole."
>
>
>
> Melanne si morse leggermente il labbro e abbassò lo sguardo sul piano
> della scrivania dietro cui era seduta. Il blu delle emozioni che emanavano
> da lei si era scurito sin quasi al nero. Non era la prima volta che Lon
> sentiva quel particolare cambiamento in lei ed era sempre stato associato a
> momenti di grande stress. Negli anni precedenti, quei momenti erano stati
> rari ma erano aumentati con l'assegnazione alla Hope, specialmente dopo la
> sua esperienza di possessione da parte del mutaforma gassoso.
> Quell'occorrenza lo incuriosiva e allarmava al tempo stesso. Si appoggiò
> alla paratia alle sue spalle.
>
>
>
> "La prima direttiva ha un scopo preciso," disse lei, in tono cauto,
> tornando ad osservarlo. "Questo lo so, non è una regola creata tanto per
> fare. Ma tu hai sentito quel messaggio?"
>
> "L'ho sentito. Ed è terribile. Ma il regolamento, come hai detto tu,
> esiste per un motivo. Ci ho messo parecchio ad accettarlo," rispose Lon in
> tono pacato. "Non mi fa piacere, ma è così. E poi cosa vorresti fare?
> Sistemare il loro sole?"
>
> "Io... non lo so," disse lei, alzandosi e girando intorno alla scrivania.
> "Ma se avessimo rispettato tutte le regole, il tenente ci sarebbe morto su
> quel pianeta. E noi con lui." disse, voltandosi a guardarlo.
>
> "Lo so bene. Ma non stiamo parlando della stessa cosa."
>
> "No? Si tratta comunque di sopravvivenza," disse Melanne e lì si fermò.
> Non era un terreno su cui si potesse camminare agevolmente, visti i
> trascorsi di Basta. Abbassò gli occhi e scosse la testa. "Non lo so.
> Davvero, non lo so," ripetè.
>
>
>
> *USS Hope - Plancia - 8 Aprile 2395 - Ore 19:11*
>
>
>
> Il messaggio inviato dal pianeta era breve e calmo. Non c'erano urla nè
> suppliche disperate. Chi l'aveva registrato era una donna dalla voce decisa
> ma gradevole.
>
>
>
> "Il mio nome è Dasha Ran Teris e parlo a nome del mio popolo, dalla terra
> di Crellia. Non sappiamo se voi siate davvero là fuori, ma se qualcuno ci
> sta osservando crediamo di avere il diritto di saperlo. Se venite in pace,
> sarete i benvenuti in qualunque momento. Se venite in pace e avete le
> capacità di comprendere cosa ci sta succedendo, chiunque voi siate,
> qualunque siano gli dei a cui siete devoti... aiutateci."
>
>
>
> Il messaggio si ripeteva ciclicamente. Strauss lo ascoltò con interesse.
> Alla seconda ripetizione Ferris alzò una mano ordinando di spegnere tutto.
> Sapere chi era quella gente aveva solo reso la cosa più difficile, o più
> facile, a seconda del punto di vista.
>
> Strauss, le mani dietro la schiena, passeggiò fino al centro della
> plancia, gli occhi di tutti sempre addosso.
>
>
>
> "E' un bel problema," commentò in un tono che sembrava suggerire l'esatto
> contrario. "Davvero un bel problema... proprio il tipo di problema che un
> capitano si trova spesso ad affrontare. Beh, magari non così spesso,"
> aggiunse osservando lo schermo. "E' tutto qui?" domandò poi voltandosi
> verso Bueller.
>
>
>
> "Sì," rispose lui.
>
> "No," rispose Rest contemporaneamente.
>
>
>
> La plancia si bloccò.
>
> "No?" domandò Ferris, voltandosi lentamente.
>
> "No," confermò Rest. "A quanto pare c'è una risposta."
>
> "Una risposta da *chi*?" si inserì Xyr.
>
> "Che interessante!" fece Strauss.
>
> "Non ne ho idea. Di certo non siamo noi," aggiunse quasi frettolosamente.
> "Ma non posso triangolare il segnale." Il tono di lui suggeriva chiaramente
> come la mancanza di collaborazione da parte della consolle fosse, in modo
> molto vulcaniano, un chiaro affronto a lui e a tutti i suoi antenati.
> "Tuttavia, possiamo ascoltarlo."
>
> "Beh... ascoltiamolo..." rispose Bueller, ancora vagamente suonato dalla
> sorpresa.
>
>
>
> "Brava gente di Crellia. Non siamo devoti ad alcun dio, poichè noi stetti
> siamo gli dei. E siamo qui per salvarvi."
>
>
>
> "Ah, beh," commentò Strauss nel silenzio generale.
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