[Stml20] Chuck 13.01 - Il coraggio dei senza volto
Luca Bonetti
bonneuber a gmail.com
Lun 7 Set 2015 18:44:00 CEST
Sono riuscito a leggerlo solo ora, ma mi accodo ai complimenti ^_^
davvero bello ^_^
On 07/09/15 00:12, Capitano Shran wrote:
>
> Bellissimo!
>
> Il 06/set/2015 11:15 PM, "Franco Carretti" <charles_wyandot a mail.com
> <mailto:charles_wyandot a mail.com>> ha scritto:
>
> Grazie. Dato che non sapevo come descrivere il salvataggio in modo
> tecnico ho preferito raccontare le vicende dal punto di vista dei
> sottoposti.
> *Sent:* Sunday, September 06, 2015 at 10:54 PM
> *From:* "federico pirazzoli" <cmdrtkar a gmail.com
> <mailto:cmdrtkar a gmail.com>>
> *To:* "USS Marconi" <stml20 a gioco.net <mailto:stml20 a gioco.net>>
> *Subject:* Re: [Stml20] Chuck 13.01 - Il coraggio dei senza volto
>
> A dir poco...un pezzo bellissimo che ci permette di approfondire
> un pochino almeno tre senza volto...
>
> Due poi sono miei...dovrò ricordarmene....forse regalerò un
> gomitolo di lana al micio...
>
> Scherzi a parte...chapeau!
>
> --
> Inviato da myMail per Android
>
> domenica, 06 settembre 2015, 09:42PM +02:00 da "Reis Squiretaker"
> <vanessa_reis_squirtaker a outlook.it
> <http://vanessa_reis_squirtaker@outlook.it>>:
>
> Eccezionale direi
> ========================
> Tenente Durani della Casata di Kanjis
> Ufficiale Tattico Capo
> USS Marconi NCC-29303
> [CV]:
> http://www.starfleetitaly.it/starfleetitaly/academy/ruolino.php?id=205
> ========================
> *From:* Franco Carretti
> *Sent:* Sunday, September 06, 2015 9:29 PM
> *To:* USS Marconi
> *Subject:* [Stml20] Chuck 13.01 - Il coraggio dei senza volto
> *Sala macchine - USS Marconi - 24/07/2395 Ore 11:21*
> Il guardiamarina Jekal serrò i denti in un ringhio dovuto allo
> sforzo, sentì la schiena che scricchiolava pericolosamente e
> per un attimo temette di crollare, lasciando che il grosso
> macchinario cadesse schiacciando il Capo Ingegnere della
> Marconi. Lui non aveva conosciuto direttamente gli Allesto, ma
> si era unito al grido d'angoscia, di tutti i membri
> dell'equipaggio, quando l'Arca era esplosa. Gli sembrava
> ancora di sentire fra le sue braccia il Tenente Seville,
> mentre la teneva ferma dopo lo scoppio di rabbia del vice
> capo. L'aveva tenuta stretta a se, non solo per lei, ma anche
> per se stesso, per non pensare alla morte di tutti quegli
> esseri. Per alcuni secondi lei si era abbandonata a lui
> sull'orlo delle lacrime, poi si era ripresa ridandosi un
> contegno e riprendendo immediatamente a lavorare.
> Lui non c'era riuscito, aveva sentito quella rabbia per tutti
> i mesi successivi e l'aveva tenuta a stento sotto controllo
> non riuscendo a sfogarla... o a piangere.
> Era stato anche dal consigliere, come tutti del resto. Ma la
> rabbia rimaneva.
> Ora quella rabbia gli era servita. Il Capo Rekon aveva
> ordinato a tutti di uscire dalla sala macchine per paura di
> esplosioni, mentre si distendeva sotto i motori per l'ennesimo
> miracolo che, forse, li avrebbe salvati. Ma Jekal aveva visto
> l'argano di manutenzione che si staccava dal suo sostegno a
> causa delle violente vibrazioni e rischiava di schiacciarlo.
> Senza pensarci l'aveva afferrato e, ruggendo come un leone
> inferocito, aveva arrestato la sua caduta. Fra trecento chili
> di metallo e il testardo tellarite c'erano solo lui e la sua
> rabbia.
> Il Marinaio di seconda classe Mariucci era terrorizzato.
> Provava quel terrore da quando l'Arca era esplosa e si era
> reso conto che fra lui e la morte c'erano solo pochi
> centimetri di duranio. In quei sei mesi di riparazioni alla
> base stellare, il terrore non si era affievolito, ma era solo
> aumentato. Non riusciva nemmeno più a guardare fuori dai
> finestroni della stazione e non era più andato al bar di prora
> per non trovarsi davanti quelle finestre panoramiche. Il suo
> terrore era filtrato in tutti gli aspetti della sua vita,
> tanto che alla fine si era deciso a preparare una lettera di
> richiesta di congedo per tornare sulla terra. Non aveva però
> ancora avuto tempo di inviarla e si era visto costretto a
> imbarcarsi di nuovo sulla Marconi quando questa aveva lasciato
> il bacino di manutenzione. E il suo terrore era tornato ad
> aumentare sempre di più, fino al momento attuale, quando la
> nave in avaria aveva abbandonato l'orbita del pianeta e si
> apprestava a schiantarsi al suolo. Sarebbero morti e tutto
> sarebbe finito.
> Poi Resed l'aveva spinto di lato e si era gettato in scivolata
> sotto i motori insieme al capo ingegnere. Non faceva
> nient'altro che passare gli attrezzi giusti al momento giusto.
> Si bruciava con le scintille emesse dal saldatore e subiva gli
> insulti del suo mentore che gli urlava di andarsene senza però
> fare una piega, ma facendo guadagnare a Rekon quell'attimo in
> più che poteva servirgli per compiere il miracolo. Sopra di
> loro, il caitiano dalla pelliccia nera di nome Jekal, stava
> sorreggendo il macchinario che rischiava di ucciderli
> soffiando come un gatto inferocito. Quando capì che fra lui e
> la morte c'era ben più di pochi centimetri di duranio, era
> ormai a fianco del guardiamarina ringhiando per lo sforzo. Fra
> Mariucci e la morte certa c'era, e ci sarebbe sempre stato,
> l'intero equipaggio della Marconi.
> *Plancia - USS Marconi - 24/07/2395 Ore 11:26*
> Il tenente Xo guardava atterrita lo schermo principale. Dalla
> sua posizione, così vicina allo schermo, le sembrava di essere
> lei a cadere nel vuoto verso morte certa. Si trovava in
> plancia per puro caso, la sua provvisoria assegnazione agli
> approvvigionamenti della nave, l'aveva sempre tenuta lontana
> dall'azione e dopo aver assistito alla distruzione dell'Arca,
> pensava di far domanda per quella assegnazione in via
> definitiva, anche se questo voleva dire gettare un'ombra di
> disonore sulla sua famiglia su Andoria. Una figlia addetta al
> magazzino della nave? Suo padre, soldato figlio di soldati,
> l'avrebbe disconosciuta per la sua codardia. Ma la sua non era
> paura di morire.
> Aveva visto l'impotenza di tutti mentre la corrazzata Adesto
> aveva speronato l'Arca uccidendo tutti gli Allesto e vedendo
> quella scena aveva compreso la futilità dell'esistenza.
> Nei mesi successivi aveva incrociato spesso il comandante
> Keane. Il Capo Operazioni non controllava quasi mai il reparto
> addetto agli approvvigionamenti, un po' perchè si fidava del
> resposabile, un po' perchè era un lavoro talmente banale che
> non era necessaria nessuna qualifica per farlo funzionare. Ma
> dopo quel terribile giorno Tara si era mossa in ogni angolo e
> anfratto del suo campo di competenza e Xo sapeva perchè. Si
> era sentita impotente come lei e come tutti quelli della
> Marconi, perchè nessuno aveva potuto fare niente. Come adesso.
> Era a pochi passi dalla console del timone quando aveva
> sentito la comunicazione dalla sala macchine e la successiva
> risposta spaventata del giovane timoniere. Molti fra i più
> giovani ritenevano il giovane Wyandot un raccomandato. Un
> giorno era all'accademia e il giorno dopo era su una delle
> ammiraglie della flotta stellare. Il suo curriculum pieno di
> lacune e il conteggio minimo delle ore di volo nei simulatori,
> non facevano altro renderlo ancora più sospetto agli occhi
> dell'equipaggio. Certo si era dato da fare da quando era a
> bordo e, nonostante gli ufficiali di plancia mostrassero molto
> rispetto per le sue fantomatiche capacità, il giovane non si
> era mai vantato o mostrato segni di superiorità verso i
> colleghi. Strano per un raccomandato.
> Adesso Xo attendeva il suolo e la successiva esplosione della
> nave in maniera rassegnata. Sapeva che nessuno poteva farci
> niente, tutti erano impotenti.
> Poi una scintilla di luce illuminò quel buio di depressione in
> cui era caduta.
> Il Capitano Shran era scattato in piedi urlando ordini e tutti
> sembravano danzare attorno a lui. Riusciva a sentire quello
> che diceva ma non capiva. Era come se la depressione l'avesse
> resa sorda a tutto. Quando i primi scossoni sconquassarono la
> nave vide qualcosa che non si aspettava. Gli occhi di Shran
> erano due schegge di risolutezza. Se la forza di volontà
> avesse potuto sconfiggere le leggi della fisica e tenere in
> orbita la nave, di certo quell'uomo ci sarebbe riuscito.
> Si sentì trascinare dalla determinazione del suo capitano e
> tutto riscquistò chiarezza. Keane, sfruttava le sue conoscenze
> della nave per proteggere ogni membro dell'equipaggio tramite
> campi di contenimento e nel contempo apriva i portelli degli
> hangar per permettere alla nave di rallentare la sua caduta,
> grazie alla fuoriscita esplosiva dell'aria e al maggior attrito.
> Dal, il capo della sicurezza, sembrava ignorare completamente
> quella palla incandescente in cui si era trasformata la sua
> nave a causa dell'attrito con l'atmosfera. Non era di sua
> competenza salvare la nave, si fidava ciecamente degli altri e
> avrebbero pensato loro a fare tutto il necessario, lui
> sembrava più un predatore in caccia. Stava cercando qualcosa o
> qualcuno, ma Xo non avrebbe saputo dire chi o che cosa. Aveva
> solo la sensazione che qualsiasi cosa cercasse l'avrebbe
> trovata e poi la Marconi sarebbe stata al sicuro.
> Durani, la nuova arrivata, mormorava una canzone funebre
> klingon, ma nonostante questo si stagliava ancora più fiera e
> risoluta alla sua postazione. Stava sparando siluri
> disperdendoli nell'atmosfera come se tentasse di distruggere
> il pianeta prima di fare una fine ingloriosa. Xo non capiva
> perchè lo stesse facendo, ma nessuno sembrava dirle di
> smettere. I suoi occhi ardevano di furia guerriera, velati da
> qualcosa che poteva solo essere concentrazione assoluta. Non
> erano colpi a caso, la giovane andoriana ne era certa.
> Un nuovo scossone e Xo perse l'equilibro. Il timoniere
> l'afferrò al volo senza smettere di guardare la console di
> navigazione, si limitò a tenerla finchè la giovane
> istintivamente non afferrò la poltrona su cui era seduto. La
> navigazione non era la sua materia, conosceva solo le basi
> come tutti, e quello che il giovane tenente stava facendo era
> impossibile. Quel balbettante raccomandato stava sfruttando
> tutto quello che gli altri gli stavano fornendo per rallentare
> la nave. Decompressioni, forza cinetica delle esplosioni,
> l'aria stessa del pianeta che stava cavalcando come se fosse
> su una tavola da surf. La Marconi si rifiutava di arrendersi,
> il Capitano e tutti gli ufficiali superiori si rifiutavano di
> arrendersi, la stessa Xo serrò le mani sulla poltrona e si
> rifiutò di arrendersi.
> *Sala macchine - USS Marconi - 24/07/2395 Ore 12:45*
> Jekal si sentiva morire. Aveva dolori in parti del corpo che
> non credeva di avere... persino alla coda. Era riuscito a
> reggere tutto quel peso solo grazie a Mariucci che era apparso
> all'improvviso accanto a lui. Dopo quelle che sembravano ore,
> ma che in realtà erano solo pochi minuti, il capo ingegnere e
> il suo pupillo erano intervenuti aiutandoli a riaddirizzare
> l'argano mentre Rekon sbraitava al comunicatore che i motori
> erano di nuovo online.
> Appena il peso era sparito si era accasciato a terra senza
> nemmeno il fiato per parlare. Da quella posizione vedeva solo
> piedi che si muovevano ovunque ma non gli importava molto, la
> nave era salva per il momento e lui aveva finalmente sfogato
> tutta la sua rabbia.
> Qualcosa si mosse nel suo campo visivo. Era un marinaio
> bajoriano salito in sostituzione da DS16. Non ricordava il
> nome, ma non gli piaceva il suo odore. Era accucciato vicino
> ad un condotto del plasma, una sezione che non centrava niente
> con il guasto che avevano subito. La cosa che lo insospettiva
> era che sembrava muoversi furtivo... qualcosa non andava.
> Cercò di chiamare qualcuno ma era sfinito. Riusciva a malapena
> a muovere un braccio, l'altro sembrava essere inutilizzabile.
> Un paio di volte arrancò per afferrare le uniche gambe che
> aveva a portata di mano, non importava di chi fossero, ma
> sentiva l'urgenza di dirlo a qualcuno. Afferrò il pantalone
> della divisa ma l'uomo che li indossava non sembrò
> interessarsi a lui. A mali estremi, estremi rimedi. Gli
> artigli di Jekal affondarono nel polpaccio di Mariucci che si
> voltò a guardarlo. Un ultimo sforzo e il caitiano gli indicò
> il sospetto.
> Mariucci per la prima volta da mesi non sentiva più il terrore
> attanagliargli le viscere. Si rese conto che la vicinanza dei
> suoi colleghi lo rassicurava. Si sentiva come un lupo in mezzo
> al suo branco. Sentiva che era quello il suo posto, la morte
> poteva arrivare ovunque: sulla Marconi, su DS16 e persino
> sulla Terra. Doveva solo decidere di affrontarla insieme agli
> altri e lottare. La sola colpa della morte degli Allesto erano
> i loro nemici, non era il destino, solo la follia. Lui poteva
> solo vivere e godersi le cose belle e piangere le cose brutte.
> Avere paura si, ma non provare quel terrore assurdo che
> l'aveva attanagliato fino ad oggi.
> Il dolore alla gamba gli fece abbassare lo sguardo. Jekal gli
> aveva infilato gli artigli nel polpaccio per richiamare
> disperatamente la sua attenzione. Si domandava come quel
> caitiano riuscisse ancora a muoversi, il Capo Rekon, che gli
> aveva dato un'occhiata mentre gli altri chiamavano
> l'infermieria, aveva detto che doveva essersi strappato
> qualsiasi tendine o muscolo che avesse in corpo per reggere
> quel tremendo peso da solo. Eppure era li, quasi svenuto dal
> dolore che indicava in direzione opposta a dove era
> concentrata l'attenzione di tutti.
> Mariucci si voltò. Il nuovo marinaio, Jabin, un bajoriano
> silenzioso salito a bordo da DS16 in sostituzione di alcuni
> membri dell'equipaggio, stava armeggiando con i condotti al
> plasma in un'area in cui uno come lui non doveva entrare e
> soprattutto in un momento come quello in cui il guasto era
> altrove.
> L'unica cosa che fece fu gridare un 'Ehi tu!', troppo stanco
> per fare altro. Il bajoriano si voltò stringendo un cacciavite
> sonico e un piccolo phaser fuori ordinanza. L'adrenalina
> iniziò di nuovo a pompare nel corpo di Mariucci senza questa
> volta portarsi dietro anche il terrore. Con lucidità osservò
> la mano armata di phaser puntare contro di lui, ma poi il
> traditore sembrò cambiare idea e puntare verso la schiena del
> capo ingegnere. Il giovane marinaio si buttò nel mezzo senza
> pensare sapendo di non aver la forza di spostare la mole del
> grosso tellarite. Ormai è fatta si disse guardando il ghigno
> del bajoriano.
> Il phaser volò via prima di sparare. Dal apparve dal nulla.
> rrivato probabilmente con un ascensore secondario fuori vista,
> si era gettato nel vuoto scavalcando la ringhiera. Atterrato
> come un gatto proprio davanti all'uomo armato, aveva
> piroettato su se stesso colpendo con un calcio l'arma che
> svanì fra i macchinari. Il bajoriano si gettò su di lui come
> una furia colpendolo a sorpresa con un gancio di sospensione
> idraulico, ma fu l'unica cosa che riuscì a fare prima che il
> capo della sicurezza lo trasformasse in gelatina con due colpi
> ben assestati.
> Mariucci sentì una mano sulla spalla e un grugnito di Rekon
> come ringraziamento, poi si accorse che la sua gamba stava
> sanguinando copiosamente e si accasciò a terra.
> "Scusa..." borbottò Jekal accanto a lui. Mariucci sorrise e
> fece spallucce "Per così poco?"
> *Plancia - USS Marconi - 24/07/2395 Ore 12:50*
> Xo poggiò la mano sulla spalla del giovane timoniere. Erano
> tutti e due sudati come se avessero corso per dei chilometri.
> Era solo grazie alla giovane andoriana se Charles aveva
> individuato forse l'unico oceano del pianeta. Anche se lei
> aveva solo visto un riflesso del sole su quello che sembrava
> uno specchio d'acqua, si sentiva come se avesse contribuito a
> salvare la nave. Non si sentiva più impotente finalmente e
> l'idea di rimanere in un magazzino polveroso fu accantonata.
> Il giovane era riuscito a fare l'impensabile rallentando la
> nave il più possibile prima che dalla sala macchine
> comunicassero il ritorno online dei motori, ma ormai era
> troppo tardi per scampare alla gravità, seppur ridotta, del
> pianeta. Con destrezza aveva fatto quanto poteva per
> raggiungere l'oceano e far ammarare la mastodontica nave.
> Adesso stavano lentamente inabissandosi ma sembrava che i
> guai, anche se non finiti, fossero per il momento diminuiti.
> Il comandante Keane continuava imperterrita a tenere la nave
> al sicuro lottando con le unghie e con i denti. I sistemi di
> integrità strutturale e gli scudi furono potenziati al
> massimo. Il Capitano sembrò disinteressarsi della situazione
> passando subito ad altro, sicuro che il suo capo operazioni
> avrebbe fatto quello che era necessario.
> Dal era sparito senza che Xo se ne accorgesse e Durani
> sembrava annoiata e in attesa di fare qualcosa. Charles
> guardava la mano che aveva sulla spalla e il viso di Xo come
> se fosse la prima volta che vedeva un'andoriana... o una donna
> qualsiasi.
> "Sei stato eccezionale..." si sentì dire, come se volesse
> scusarsi per aver pensato male di lui e volesse in qualche
> modo premiarlo per aver salvato la nave.
> Il giovane avvampò come un faro nella nebbia.
>
>
>
>
> ====================================
> Lt.JG Charles "Chuck" Wyandot
> Timoniere
> USS Marconi NCC-29303
> Skype Combadge: Silente69
> Private comunicator: francocarretti a mail.com
> [CV]:
> http://gioco.net/startrek/starfleetitaly/academy/ruolino.php?id=208
> ===================================
> "Vivo la mia vita un quarto di miglio alla volta.
> Non mi importa di nient'altro...
> per quei dieci secondi io... sono libero" (The Fast and the
> Furious)
>
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> Non mi importa di nient'altro...
> per quei dieci secondi io... sono libero" (The Fast and the Furious)
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