[Stml9] R: Suri - 6.05 - Faccia a faccia

Maddalena Duci vampitrill a gmail.com
Lun 29 Feb 2016 10:34:09 CET


Mi e' piaciuto molto, soprattutto la parte con Appel. Solo un appunto. Ad un certo punto dice che al tempo della Cepheus la Federazione non aveva ancora incontrato i troll, ma questo va in contraddizione con quello che abbiamo fatto prima. Per il resto, bellissimo.

----- Messaggio originale -----
Da: "Franco Carretti" <piotr_volkoff a mail.com>
Inviato: ‎29/‎02/‎2016 10:27
A: "stml9 a gioco.net" <stml9 a gioco.net>
Oggetto: Re: [Stml9] Suri - 6.05 - Faccia a faccia

Notevole, un brano all'X-Files. Complotti, orrori, paranoia... molto bello.

L'atmosfera è molto pesante! Molto bello




> Sent: Sunday, February 28, 2016 at 7:21 PM
> From: "Elena Fuccelli" <mf9115 a mclink.it>
> To: "Progetto Pytheas" <stml9 a gioco.net>
> Subject: [Stml9]  Suri - 6.05 - Faccia a faccia
>
> Non succede molto... Spero di non annoiarvi.
> 
> -----------------------------
> INIZIO TRASMISSIONE
> ----------------------------
> USS Cepheus – Sala teletrasporto.
> 05/12/2395 – ore 11,32
> 
> 
> La prima impressione fu di oscurità. Volkoff si irrigidì, controllando 
> lo spazio attorno alla pedana sulla quale si era appena 
> materializzato. Non appena gli occhi si furono abituati alla scarsa 
> luce, si accorse che davanti a lui c'erano le sagome di quattro 
> individui. Tre uomini e una donna, tutti umanoidi. Abiti civili. Gli 
> abiti formavano uno strano contrasto – anzi, una stonatura! - con i 
> fucili che stavano puntando loro addosso, e la stonatura era solo 
> accentuata dal fatto che le armi non erano nelle loro mani, ma 
> sembravano avvitate al posto del braccio destro di ognuno, poco sotto 
> l'articolazione della spalla. In un istante, valutò le possibilità di 
> una resistenza e di una rapida ritirata con il teletrasporto. Peccato 
> solo che le loro navi non fossero in grado di muoversi da quella zona.
> “...La resistenza è futile” - mormorò tra sé.
> “Sono... Borg?” - sussurrò  Timeran Bhreel. Fu la dottoressa Fuentes a 
> risponderle:
> “No. Non hanno le caratteristiche tipiche dei Borg... Anche se ne 
> hanno adottato la tecnologia.” - fece per alzare il proprio tricorder, 
> ma gli uomini le puntarono contro le armi e la donna si bloccò.
> “Si potrebbe quasi dire che hanno assimilato i Borg. Non ne sono stati 
> assimilati” - disse Alan Brown.
> A parte le braccia armate, nessuno dei quattro aveva dei congegni, o 
> almeno non nelle parti visibili del corpo. Solo uno degli uomini aveva 
> il cranio calvo, che compensava con una barba intrecciata dall'aspetto 
> molto curato.  Stimò fosse alto quanto lui ed almeno altrettanto 
> muscoloso. Il biondo al suo fianco aveva un fisico longilineo e 
> sembrava il più giovane dei quattro. La donna aveva capelli scuri 
> cortissimi che incorniciavano un volto duro, dagli zigomi talmente 
> pronunciati da sembrare angoloso. Se fosse stata una terrestre, 
> Volkoff l'avrebbe giudicata sulla quarantina. Il quarto era un bruno 
> dalla pelle costellata di macchioline simili a bruciature. Non macchie 
> da trill... Del resto, ricordò Volkoff, all'epoca della partenza della 
> Cepheus, la Federazione non aveva ancora preso contatto con i trill.
> Il capitano avanzò di un passo, muovendosi con studiata lentezza:
> “...Non è vero, forse? Io sono il capitano Suri della U.S.S. Curie. 
> Siamo qui per parlare con il vostro capitano...” - disse.
> Uno degli uomini sbirciò verso il biondo longilineo, che fece un cenno 
> di assenso:
> “Io sono il primo ufficiale. Mi chiamo Peter David.” - Il suo braccio 
> non si era mosso di un millimetro dalla posizione di fuoco. Nessuno, a 
> quanto pareva, si dava pena di nascondere la propria ostilità nei 
> confronti del gruppo in uniforme.
> I quattro si spostarono, senza perderli mai di mira con le loro armi, 
> quindi accennarono ai federali che li precedessero nel corridoio.
> Alan Brown si soffermò un istante a fissare la piattaforma del 
> teletrasporto. L'uomo dalla barba intrecciata gli puntò il fucile tra 
> le scapole, spingendolo in malo modo perché seguisse gli altri.
> “Siete per caso in turno di notte?” - domandò l'umano, in tono 
> discorsivo. Anche il corridoio era poco illuminato. Le luci 
> diffondevano un chiarore rossastro, appena sufficiente a vedere dove 
> si mettevano i piedi. Anche il mantenimento doveva essere stato posto 
> al minimo in quella zona, perché la temperatura era piuttosto bassa. 
> Il capitano Suri, che veniva da un pianeta caldo come Vulcano, doveva 
> sentire decisamente freddo.
> “No. Non siamo in turno di notte” - disse il biondo. In corridoio 
> incrociarono un paio di membri di equipaggio, che si scostarono per 
> farli passare. Nessuno di loro aveva congegni Borg.
> “Risparmio energetico, allora? - chiese Luz Fuentes – Perché la 
> temperatura è così bassa?”
> David sbuffò:
> “E' così da sempre” - fece cenno di entrare nel turboascensore. Dopo 
> pochi istanti, il gruppo sbarcò di fronte ad un nuovo corridoio. Qui 
> il russo fece in tempo a vedere altri membri di equipaggio, prima che 
> l'uomo dalla barba intrecciata li spingesse verso una porta.
> Era una stanza chiusa. Vuota.
> Si girò. Gli uomini che li avevano accompagnati erano rimasti oltre la 
> soglia. Comprese e tentò di gettarsi contro di loro, ma le mani di 
> Tynan lo trattennero:
> “Stai fermo! - gridò il trill – Non ti sei accorto che hanno acceso un 
> campo di forze appena siamo entrati? Ci hanno chiuso dentro!”
> Volkoff si liberò dell'umano con un gesto secco:
> “Avrei potuto impedirglielo!”
> “Non abbastanza in fretta!”
> Il riquadro formato dallo stipite della porta incorniciava il biondo 
> Peter David. L'uomo sorrise, e per la prima volta abbassò l'arma verso 
> l'impiantito:
> “Buona permanenza” - disse, sardonico, e scomparve.
> 
> 
> USS Baffin – Plancia di comando
> 05/12/2395 – ore 11,35
> 
> 
> “Allora?” - domandò Enizia.
> “I segnali sono scomparsi!” - avvisò il comandante Samak dalla 
> postazione tattica. La voce della donna era atona, come di consueto, 
> ma Enizia avrebbe giurato di avervi percepito una nota di ansietà.
> “Segni vitali?” - disse, raggiungendo la vulcaniana. Il monitor era 
> completamente nero.
> La donna aumentò la portata dei sensori, verificò il rapporto sul 
> monitor, quindi scosse la testa:
> “Di qualunque cosa si servano per bloccare i segnali, i nostri sensori 
> non sono in grado di penetrarvi”
> “Sto provando a chiamare la squadra - disse Rodell Thurax, dalla 
> consolle di comunicazione – Nessuna risposta, su nessuna delle nostre 
> frequenze!”
> “Lo avevo detto, io!” - proclamò rabbiosamente Enizia – Non ci 
> potevamo fidare di quell'umano” - Respirò a fondo, per riprendere il 
> controllo dei nervi :
> “Se non altro – continuò dopo un istante – Ce lo aspettavamo. Non ci 
> siamo buttati nella gola del lupo del tutto indifesi. Tutto sta a 
> vedere se le contromisure che abbiamo preso riusciranno a superare gli 
> schermi del nemico”
> “...Sono nemici?” - la voce del consigliere Maurian si fece sentire, 
> dal fondo della sala comando.
> Enizia si voltò verso di lui:
> “Che vuol dire? Hanno sequestrato le nostre navi. E' un gesto ostile. 
> Ed io mi comporterò di conseguenza!”
> “Oh, sono convinto che il capitano Norton sia effettivamente nostro 
> nemico. Non ho avuto molto tempo per studiare il profilo psicologico 
> di quell'uomo – Maurian accennò al lo schermo centrale, dove prima era 
> apparso il capitano Norton – Posso sbagliarmi, ma ho notato i sintomi 
> di un sociopatico aggressivo. Ogni sua frase parlava di un sistema di 
> credenze di tipo persecutorio nei confronti della Flotta Stellare... 
> Quello che i testi classici di psicologia chiamano paranoia”
> “E allora?” - domandò Enizia, spazientita.
> “Non riesco a credere che l'intera popolazione superstite della 
> Cepheus sia stata contagiata dalla paranoia provocata dal senso di 
> abbandono. Su quella nave ci devono essere delle persone interessate 
> ad unirsi a noi nel nostro viaggio di ritorno verso il Quadrante Alfa. 
> Il capitano può essere nostro nemico. Alcuni membri, soprattutto nel 
> gruppo di comando, saranno ugualmente nostri nemici; ma non è detto 
> che siano tutti quanti nostri nemici.” - concluse Maurian.
> Enizia scosse la testa:
> “Sono passati troppi anni. Non credo che ci possano essere veri e 
> propri superstiti della Cepheus. L'equipaggio che ci è di fronte deve 
> essere nato nel Quadrante Delta... Un ambiente ostile, pieno di 
> insidie”
> Maurian stava assentendo:
> “Esatto. Sono persone nate e cresciute in un ambiente molto ostile. Ma 
> i loro genitori devono per forza aver parlato loro della Terra, di 
> Andoria, di Vulcano... Devono necessariamente aver paragonato la 
> situazione di pericolo, di fame, di disperazione presente a quella che 
> era la loro situazione nel passato. Sono persone cresciute con il mito 
> del loro mondo e della loro cultura di provenienza... E si trovano 
> all'improvviso di fronte a persone che provengono direttamente quel 
> mondo che hanno mitizzato. Sono convinto che cercheranno di 
> contattarci, per avere conferme delle storie in cui sono cresciuti... 
> Questi saranno i nostri più ardenti alleati.”
> “Spero che sia così – commentò il capitano, tornando a sedersi alla 
> poltrona centrale – Ma non sono convinta che sarà così facile portare 
> dalla nostra parte l'equipaggio. Soprattutto se vedono la Flotta 
> Stellare come colpevole del loro esilio nel Quadrante Delta”
> 
> 
> USS Cepheus – Ponte inferiore
> 05/12/2395 – ore 11,40
> 
> 
> 
> Quella in cui erano chiusi era una stanza dal soffitto basso, con un 
> lungo tavolo di legno nero, circondato da sedie. Sulla paratia in 
> fondo, Volkoff vide degli oblò, ma erano stati oscurati. Peccato, 
> pensò il russo: gli sarebbe piaciuto sapere se dalla nave, dalla base 
> o quel che era l'ambiente in cui si trovavano, le stelle erano ancora 
> visibili. Personalmente, avrebbe scommesso di si.
> “Bene... A quanto pare siamo prigionieri di questi mezzi Borg” - la 
> dottoressa Fuentes andò a sedersi al tavolo.
> “E' riuscita a fare una scansione con il tricorder medico? - domandò 
> il capitano Suri – Mi sono accorta che lo ha manovrato mentre eravamo 
> nel turboascensore”
> Luz sorrise:
> “Credevo di essere stata abbastanza abile da non farmi accorgere da 
> nessuno” – disse.
> “Ha scoperto qualcosa?” - Volkoff si avvicinò.
> “Gli scudi che impediscono ai nostri sensori di leggere devono essere 
> orientati verso l'esterno. Dall'interno, il mio tricorder non ha avuto 
> difficoltà a registrare i segni vitali di circa ottocento persone, in 
> grande maggioranza umani...”
> “Logico. L'equipaggio della Cepheus era quasi interamente composto da 
> umani - disse il capitano Suri - “Qual è la concentrazione di naniti 
> Borg nel loro sistema?”
> “Per saperlo dovrei esaminare uno per uno i membri dell'equipaggio. Se 
> devo considerare come  campione i quattro che ci hanno accompagnato 
> qui, hanno una concentrazione di naniti piuttosto bassa.”
> “Quando si insediano in un corpo umano, i naniti si replicano fino a 
> prendere il controllo dell'ospite. Come fanno a mantenere basso il 
> livello di naniti?”
> La dottoressa Fuentes alzò le spalle:
> “Ho paura che questo dovremo chiederlo a loro”
> Volkoff guardò verso Tynan. Il trill appariva stranamente assente e il 
> russo valutò l'idea di richiamarlo. L'ufficiale scientifico parve 
> sentirlo, perché lo guardò e scosse la testa, facendo segno di non 
> attirare l'attenzione su di lui. Con un dito, si sfiorò l'orecchio, 
> poi accennò al tetto della sala. Certo, pensò Volkoff. E' ovvio che ci 
> stiano ascoltando. Forse anche guardando, da qualche olocamera 
> nascosta, vero?
> Tynan assentì piano, quindi si scostò, andando ad appoggiarsi ad uno 
> degli angoli della sala.
> “Capitano... - il comandante Brown richiamò l'attenzione – Guardi qui. 
> Metà della stanza è protetta da un campo di forze”
> L'ingegnere era in piedi accanto al tavolo. Sporse con prudenza due 
> dita. Al suo tocco, una scarica di energia illuminò la sala di una 
> luce azzurrina:
> “Sembra ci sia stata riservata solo mezza cella, capitano - commentò 
> l'umano – Non possiamo accedere all'altra parte della sala”
> “Più che una cella, sembra il parlatorio di una prigione” - disse 
> Timeran Bhreel.
> “Strana prigione – replicò il capitano – Ci hanno lasciato insieme e 
> non ci hanno tolto l'attrezzatura che portavamo con noi.”
> “Voi non siete prigionieri” - dal fondo della stanza si udì un rumore 
> metallico. Parte della paratia si aprì per lasciar passare due figure. 
> Suri riconobbe l'uomo che si era presentato come capitano Norton. Era 
> accompagnato dal biondo David, si pose in piedi dietro la postazione 
> del capitano.
> Norton accennò con un gesto alle sedie che circondavano il tavolo, 
> quindi si sedette.
> “...Ho solo tenuto a prendere qualche precauzione”
> Suri andò a sedersi all'altro capo del tavolo. Attese che il suo 
> equipaggio si fosse seduto a sua volta attorno al tavolo, prima di 
> iniziare:
> “Capitano... Sembra che vi aspettiate un attacco da parte nostra – 
> disse – Avete addirittura messo un campo di forze, tra di noi. Non 
> crede che un po' di fiducia reciproca potrebbe migliorare i nostri 
> rapporti?”
> “No, non lo credo – replicò Norton. La sua voce era piana. Stava 
> affermando quello che era uno stato di fatto, non una opinione, ai 
> propri occhi – I nostri predecessori si sono fidati della Flotta 
> Stellare. Se avessero avuto ragione a fidarsi, noi non saremmo qui!”
> “Vi fidate di più dei Borg?” - domandò Suri.
> Volkoff vide un lampo di rabbia negli occhi dell'altro. Aveva 
> l'impressione, con lui, di avere a che fare con una nave in 
> occultamento. Una pura insidia, una minaccia sotterranea, che si 
> sarebbe rivelata solo al momento di sparare i suoi siluri.
> Ma anche loro avevano preparato qualche siluro. L'essenziale era non 
> farsi scoprire troppo presto. Osò allungare un'occhiata verso Tynan: 
> lui avrebbe saputo se una sonda mentale o un telepate nemico li avesse 
> scoperti. Ma il trill stavolta non ricambiò il suo sguardo.
> La vulcaniana stava continuando:
> “Trovo difficile pensare che i Borg abbiano avuto a che fare con voi 
> senza tentare di assimilare i superstiti della Cepheus al loro 
> Collettivo. Eppure, voi non siete stati assimilati... Come avete 
> fatto?”
> Norton si appoggiò sullo schienale della poltrona:
> “E voi, che cosa sapete dei Borg?” - ritorse.
> “Sono arrivati abbastanza vicino al pianeta Terra, qualche anno fa”
> “Non sono arrivati abbastanza vicino! - esplose il biondo David – Sono 
> arrivati sulla Terra!”
> Norton si girò in tempo per fulminare il primo ufficiale con 
> un'occhiataccia:
> “Comandante, lasci parlare me! Oppure esca di qui!” - abbaiò.
> David si morse le labbra:
> “Si, signore”
> I federali seguirono lo scambio senza commentare. Norton tornò a 
> girarsi verso di loro:
> “Quando credete sia successo? Intendo, la prima volta che gli umani 
> hanno avuto a che fare con i Borg”
> “Il primo contatto registrato risale alla data stellare 42761.3” - 
> rispose Suri, dopo un is

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