[Stml11] R: Re: R: [5.09 - Tracey] - Cinquantasei

ten.peter.ichbur ten.peter.ichbur a gmail.com
Ven 5 Dic 2014 12:36:28 CET


Poi ti scalano dallo stipendio il costo delle riparazioni però! :P


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<div>-------- Messaggio originale --------</div><div>Da: Maximilien Tracey <cpt.maxtracey a gmail.com> </div><div>Data:05/12/2014  12:23  (GMT+01:00) </div><div>A: USS Tokugawa <stml11 a gioco.net> </div><div>Oggetto: Re: [Stml11] R: [5.09 - Tracey] - Cinquantasei </div><div>
</div>Bhe, distrutta distrutta no (anche perchè sarebbe un casino a livello amministrativo ;P) però messa bene non è ;P

In ogni caso grazie ^_^

Il giorno 5 dicembre 2014 10:27, ten.peter.ichbur <ten.peter.ichbur a gmail.com> ha scritto:
Sono riuscito a leggerlo solo ora! Bellissimo, complimenti questa volta hai superato te stesso!! Ma la nostra povera nave è distrutta ç.ç  !


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-------- Messaggio originale --------
Da: Maximilien Tracey
Data:03/12/2014 21:40 (GMT+01:00)
A: USS Tokugawa
Oggetto: [Stml11] [5.09 - Tracey] - Cinquantasei

Come promesso, ecco il mio pezzo finalmente ...  lo ammetto, data la situazione avevo pensato di far saltare la Tokugawa ... invece siamo semplicemente rimasti "nella cacca" ;P spero vi piaccia

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Pianeta Nexar – regione di Qulca, miniere di Gallicite – due anni prima

 

“Il Comandante è arrivato!” urlò un giovane ragazzo, probabilmente un lavoratore delle miniere, correndo all’impazzata verso l’interno della struttura, facendo voltare gli altri al suo passaggio.

 

Malgrado ciò, furono necessari dieci minuti buoni prima che un ometto segaligno dai lunghissimi capelli rossi e la pelle olivastra fece il suo ingresso nella struttura, accompagnato da un ricco entourage di uomini in quella che aveva tutta l’aria di essere una divisa militare dagli sgargianti colori. Un lavoratore, sporco ed emaciato, con un ampio e plastico sorriso stampato sul volto, gli si parò davanti con fare gentile.

 

“Comandante Taor! – affermò ad alta voce – l’aspettavamo con ansia! Il mio nome è Kilepp e sono a capo …”

 

Il Comandante non sembrò dargli eccessivo peso, massaggiandosi le tempie con il pollice e l’indice della mano destra con fare irritato.

 

“Dov’è il marchingegno?” Tagliò corto in tono acido, producendosi in un’occhiata capace di far gelare il sangue. Kilepp si zittì immediatamente, deglutendo a fatica.

 

“D-da questa parte … - balbettò il minatore, passandosi con fare nervoso una mano sporca dapprima sull’ampia fronte sporgente, poi sui pochi e untuosi capelli rimasti a coprire il capo squadrato tipico della sua razza, prima di indicare la via da percorrere con la stessa mano - … prego …” 

 

Il folto gruppo di persone iniziò ad addentrarsi nel ventre della terra con fare sicuro nel ventre della miniera in religioso silenzio, spezzato solamente dal rumore degli attrezzi dei lavoratori impegnati ad estrarre il minerale.

 

“I rapporti dicono che questo marchingegno è in grado di produrre onde Theta ...” affermò Taor, apparentemente senza completare la domanda a cui Kilepp rispose comunque con un gesto del capo.

 

“Sembrerebbe di si. Fino a ora siamo riusciti ad attivare la macchina solo un paio di volte e per brevi periodi … in ogni caso se i materiali di cui è composta non avessero interagito con il minerale, probabilmente non l'avremmo mai trovata ...”

 

“Sappiamo chi l'ha costruita?” domandò Taor, lanciando occhiate sospettose ai lavoratori che lasciavano indietro. Kilepp questa volta scosse il capo.

 

“Non ancora. Ma riteniamo predati il primo insediamento Nexariano conosciuto in questa zona di almeno un paio di secoli … - il minatore/scienziato sembrò indeciso se esprimere preoccupazione o contentezza nel rivelare quell'informazione - … e vicino alla macchina sono state ritrovate delle tavole … ma allo stato attuale siamo riusciti ad identificare solamente quelle che crediamo essere coordinate spaziali di un pianeta molto distante da qui ...”

 

Taor inarcò un sopracciglio, senza però proferire parola. Arrivarono poi alfine ad un breve tunnel chiaramente fresco che si apriva su di un'ampia caverna naturale. Al centro di questa caverna troneggiava un grosso dispositivo visivamente non dissimile da una bobina di Tesla, su cui di tanto in tanto si abbattevano scariche elettriche provenienti dalle pareti della caverna. Attorno al marchingegno e a quella che sembrava una consolle di comando realizzata in uno stile decisamente alieno, ronzavano un paio di tecnici in tuta protettiva.

 

“Avvicinarsi oltre senza protezione sarebbe pericoloso … - lo informò Kilepp - … ma pensiamo di riuscire, con ulteriori studi, a comprendere completamente il funzionamento della macchina ...”

 

Per la prima volta dall'inizio di quella spedizione sul volto di Taor si dipinse un lieve sorriso. Il Comandante indicò ad un soldato del suo entourage di avvicinarsi con un gesto della mano.

 

“Sigillate l'ingresso. - bisbiglò all'orecchio del suo sottoposto, proseguendo poi con freddezza allucinante –  Eliminate chiunque sia venuto a conoscenza di questo macchinario.”

 

[Flashback] Nave Koraxal, plancia - 8 luglio 2394, ore 00:02

 

Xalor vide apparire il proprio Comandante in plancia con la stessa irruenza del vento che entra in una finestra aperta in una tempesta.

 

“Riportate la nave in orbita … ” ordinò laconico in tono che non lasciava spazio a repliche di alcun tipo.

 

“Riportare la nave in'orbita? - fece eco il Vice-Comandante, alzandosi dalla poltrona su cui era seduto in precedenza - … se non possiamo interfacciarci direttamente con il Palazzo della  Federazione per ampliare la potenza del generatore di onde ...”

 

Taor non si voltò nemmeno verso il suo sottoposto, continuando a dare ordini mentre si sedeva alla propria postazione.

 

“So benissimo cosa accadrà. Ma i Federali ritorneranno … e non arrivereanno mai abbastanza vicini a Qumo perché le difese planetarie risultino efficaci … dobbiamo occuparcene direttamente ...”

 

Xalor non replicò instataneamente, rendendosi conto di come il suo superiore si fosse lasciato  prendere dalla boria e il suo piano fosse pieno di falle. Malgrado fosse un'incrociatore leggero, difficilmente la Koraxal sarebbe riuscita a tener testa a ben due navi Federali se avessero deciso di attaccare contemporaneamente, anche con il dispositivo ad aiutarli.

 

“Per permettere al nostro dispositivo di operare gli scudi non possono funzionare a piena potenza … - spiegò - … potrebbero essere in grado di danneggiarci abbastanza seriamente da ...”

 

Taor si voltò verso il suo sottoposto riservandogli un'occhiata capace di far gelare il sangue nelle vene ad un Gorn.

 

“Allora vedi di impedirlo.”

 

USS Excelsius – Plancia

 

“Dannazione! Continui a chiamarli!” - affermò il Capitano Frass, sferrando un pugno carico di frustrazione sul bracciolo della propria poltrona, pochi attimi prima di alzarsi dalla stessa, impossibilitato a rimanere composto a causa dell'adrenalina che gli scorreva nelle vene.

 

“Un minuto e ventisette secondi alla rottura del nucleo …” replicò immediatamente l'ufficiale alla consolle, quasi come se avesse saputo in anticipo cosa il proprio Capitano gli avrebbe chiesto.

 

“... non possiamo fare nulla per loro …” aggiunse in tono rassegnato il Comandante de Icaza.

Il Capitano si volse verso il suo Primo Ufficiale, scambiando con quest’ ultimo uno sguardo carico di amarezza.

 

“Non possiamo nemmeno starcene con le mani in mano … - affermò - … noi dobbiamo fare qualcosa per aiutarli!”

 

Malgrado quelle parole però, de Icaza aveva ragione. La sola idea gli faceva rodere il fegato e torcere le budella,ma non c'era nulla che potessero fare per aiutare l'equipaggio della Tokugawa. Quantomeno non in poco più di un minuto.

Il Capitano digrignò i denti con rabbia, cercando di tirare fuori dal cilindro una soluzione impossibile, quasi fosse un novello Kirk o Picard, ma non ci riuscì. La Tokugawa era condannata così come aveva detto il suo Primo Ufficiale.

 

“Quarantacinque secondi alla rottura del nucleo …” rese noto l'addetto ai sensori, poi un suono attirò la sua attenzione, costringendolo a far danzare nuovamente le dita sulla consolle.

 

USS Tokugawa – Sala Macchine - Pochi attimi prima

 

Albert aprì leggermente gli occhi, cercando di mettere a fuoco le immagini distorte che gli si paravano davanti, senza venir accecato dalla luce soffusa che permeava la sala. Intravide quella che gli sembrò la sagoma di sua moglie, riversa all’indietro sulla poltrona, in mezzo ai fumi multicolore che avevano invaso la sala macchine. La chiamò, iniziando a strisciare lentamente e con fatica verso la sua direzione, ma l’unica risposta che ricevette fu l’ovattato rumore di una scarica del sistema EPS mista alla sirena dell’allarme rosso. La chiamò nuovamente, mentre un lampo di memoria gli attraversava la mente. Deglutì a fatica, puntellandosi poi al terreno con le braccia cercando di riguadagnare la posizione eretta, senza riuscirci completamente, incespicando un paio di passi più in là. Biascicò un paio di parole confuse, di riflesso pressoché involontario, a cui il computer sembrò rispondere. Chiamò nuovamente la moglie, compiendo una serie di passi incerti, mentre il computer iniziava a contare all’indietro e la sua mente cercava progressivamente di tornare nell
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